martedì 17 dicembre 2013

Facebook e l'istigazione alla violenza

Facebook è sotto accusa per i messaggi di odio contro le donne che appaiono sulle sue pagine. La blogger e attivista inglese Laura Bates, fondatrice del progetto “Il sessismo di ogni giorno”, una raccolta di oltre 10 mila esperienze di donne sulla discriminazione di genere, appoggiata da oltre 40 associazioni internazionali, ha avviato una campagna per costringere il social network a rivedere le sue politiche su messaggi, immagini e video apertamente misogini. In una lettera aperta appena pubblicata online, firmata da lei, Soraya Chemaly e Jaclyn Friedman, vengono fatte a Facebook tre richieste specifiche.

La prima è che i responsabili del social network si impegnino a riconoscere e a non tollerare alcun tipo di messaggio che banalizzi o esalti la violenza contro le donne. La seconda è che i moderatori del social network vengano formati per riconoscere e rimuovere ogni discorso contenente odio. La terza è che i moderatori vengano educati a capire che i messaggi di odio che passano online hanno effetti diversi su uomini e donne, dato che c’è una grande diffusione di violenza quotidiana contro le donne nel mondo reale. Questo è il primo passo per una campagna più ampia, scrive il Guardian, che prevede che gli utenti contattino gli inserzionisti ogni volta che vedono una pubblicità sotto contenuti che offendono le donne. Non si capisce perché, si legge sulla pagina della petizione, il social network si sia opposto a contenuti islamofobici, omofobici, antisemiti e invece contro la misoginia non faccia nulla. Le attiviste denunciano, infatti, che continuano a restare online pagine dal titolo “Picchiare la tua ragazza perché non vuole farti un panino è divertente” oppure “Stupra la tua amica solo per scherzo” e che circolano foto di donne picchiate, drogate, sanguinanti con didascalie come “La stronza non sapeva che doveva fare silenzio” e “La prossima volta non restare incinta”.

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