Protagonisti

Anna Politkovskaja

Anna Politkovskaja è stata una giornalista russa, voce critica di Vladimir Putin e dell'intervento militare in Cecenia.
Nasce a New York il 30 agosto 1958, figlia di due diplomatici sovietici di stanza presso le Nazioni Unite. La sua carriera giornalistica inizia nel 1982, due anni dopo aver conseguito la laurea all'Università di Mosca, quando comincia a scrivere per lo storico giornale della capitale, Izvestija, che lascia nel 1993. Nel 1998 compie il primo viaggio in Cecenia.
Un anno dopo approda ad un giornale piccolo e indipendente, la Novaja Gazeta, dove lavora fino al giorno della sua morte, il 7 ottobre 2006.
A partire dal 2000, la Politkovskaja compie una serie di viaggi nelle repubbliche caucasiche (Cecenia, Daghestan ed Inguscezia), dove entra in contatto con le famiglie delle vittime, visita ospedali e campi profughi, intervista militari russi e civili ceceni, rimanendo inorridita dalle atrocità commesse dall'esercito nei confronti della popolazione civile.

Sulla Novaja Gazeta pubblica più di 200 articoli in cui denuncia l'operato russo nelle repubbliche separatiste, attacca le scelte politiche del nuovo presidente Vladimir Putin e dei primi ministri ceceni Ahmad Kadyrov e suo figlio Ramsan, entrambi sostenuti da Mosca. Avvalendosi delle testimonianze raccolte, la giornalista pubblica anche una serie di libri ("Un piccolo angolo d'inferno", "Diario russo 2003-2005", "Proibito parlare. Cecenia, Beslan, Teatro Dubrovka: le verità scomode della Russia di Putin", "La Russia di Putin e "Cecenia, il disonore russo").
Per la sua attività viene minacciata più volte di morte.

Tra il 26 e il 27 ottobre 2002, Anna Politkovskaja collabora alla trattativa con i terroristi per il rilascio degli ostaggi, durante la crisi del Teatro Dubrovka di Mosca. Nonostante l'impegno della coraggiosa giornalista, le forze speciali russe fanno irruzione nel teatro, dopo aver pompato un misterioso agente chimico all'interno del sistema di ventilazione. Secondo le stime ufficiali, nelle operazioni muoiono 39 dei 40 terroristi e almeno 129 ostaggi.

Nel settembre 2004 è richiamata a trattare con i separatisti ceceni nella scuola di Beslan. Mentre viaggia verso la cittadina caucasica, Anna Politkovskaja è colpita da un improvviso malore e perde conoscenza. L'aereo è costretto a tornare indietro per permettere un suo immediato ricovero. Molti sospettano un tentativo di avvelenamento, ma la dinamica dell'accaduto non verrà mai chiarita del tutto.

In diverse occasioni la Politkovskaja aveva riconosciuto la pericolosità del suo lavoro: "Sono assolutamente convinta che il rischio sia parte del mio lavoro; il lavoro di una giornalista russa, e non posso fermarmi perché è il mio dovere [...] Credo che il compito di un dottore sia guarire i pazienti, il compito di un cantante è cantare. L'unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede".
Per il suo impegno ottiene prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo (l'Italia le conferisce nel 2006 il premio per il Giornalismo internazionale intitolato a Tiziano Terzani).

Anna Politkovskaja viene trovata cadavere nell'ascensore del suo palazzo il giorno 7 ottobre 2006. Contro di lei esplosi quattro colpi di pistola, più un altro di "sicurezza" alla nuca.


Il presidente Putin, pochi giorni dopo l'omicidio, in una conferenza stampa affermerà che la Politkovskaja "era ben conosciuta fra i giornalisti, gli attivisti per i diritti umani e in Occidente. Comunque, la sua influenza sulla vita politica russa era minima".

In Italia è nata un'associazione che porta il suo nome, per la promozione della libertà di stampa e per la tutela dei diritti umani nell'Est Europa.


Malala Yousafzai

Malala Yousafzai, nata nel 1997, è famosa per il suo impegno nella lotta per i diritti civili delle donne nella valle dello Swat, una zona del Pakistan soffocata dal controllo degli estremisti islamici.
A causa del suo attivismo è stata vittima di un grave attentato in cui ha rischiato la vita. Il 9 ottobre 2012 alcuni uomini armati la raggiunsero a bordo del pullman su cui stava tornando da scuola, e le spararono ferendola alla testa e al collo.
Oltre ad aver ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo impegno politico e civile, Malala Yousafzai, che ora vive in Inghilterra, è stata candidata al Premio Nobel per la Pace 2013.
"Voglio raccontare la mia storia, ma sarà anche la storia di 61 milioni di bambini che non possono ottenere l'educazione", ha detto Malala parlando del suo libro, "voglio che sia parte della campagna che conduco per dare a ogni ragazzo e ragazza il diritto di andare a scuola. È il loro diritto fondamentale".

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